Scegliere una banca o un’altra, uno strumento finanziario o un altro non fa alcuna differenza!
Garantisce lo stato!
Paga Pantalone! … o no?
L’epoca dello stato garantista è finita il 31/12/2015, giorno in cui la Banca d’Italia ha perso la giurisdizione sul sistema bancario Italiano a seguito dell’entrata in vigore del Bail-in.
Ho una buona e una cattiva notizia, la buona è che con questa novità la BCE mira a creare in Europa il sistema bancario più solido del mondo, quindi le banche europee non potranno più fallire! La cattiva è che se si troveranno in difficoltà, non falliranno perché potranno, in ultima istanza, utilizzare i soldi dei clienti per risanarsi.
Questo processo è iniziato con il recepimento da parte della legislazione italiana del Bank Recovery and Resolution Directive, che comporta tutta una serie di operazioni che le banche dovranno portare a termine per essere in linea con le nuove regole.
A questo punto qualcuno si domanderà: perché dovrebbe interessar questa cosa?
Sarà un problema della mia banca adeguarsi!
Qui casca l’asino!
La BCE è l’organo deputato al controllo e tutte le banche dovranno fare pesanti investimenti per adeguare i loro sistemi informatici, le procedure ecc. in modo che il controllore possa adeguatamente e facilmente svolgere il suo compito.
A complicare la situazione, da un punto di vista di costi da sostenere, c’è all’orizzonte (gennaio 2018 stando alle ultime notizie disponibili) la nuova MIFID, normativa che cambierà il modo di lavorare delle banche con esborso di altri soldi per l’adeguamento dei sistemi.
Ecco perché la questione interessa tutti noi: saranno in grado le banche, soprattutto quelle piccole, di sostenere tali costi senza ledere i bilanci già spesso precari?
Qualora si trovassero in difficoltà, a causa di più fattori concomitanti (incagli, sofferenze, calo dei margini, aumento degli investimenti di cui sopra, ecc) saranno in grado di sopperire o a pagare saremo noi?
Il mondo in cui stiamo vivendo, anche se molti probabilmente non l’hanno ancora capito, è cambiato e non possiamo far finta di ignorarlo!
Perché scrivo questo articolo?
Semplice, perché ritengo che tutti abbiano il diritto ed il dovere di essere informati e di capire come si fa a scegliere un porto sicuro dove fai approdare il patrimonio familiare, senza rischiare di incorrere in burrasche più o meno devastanti..
Le cose da sapere sono poche ma molto importanti.
Il bail-in (letteralmente salvataggio dall’interno) prevede che in caso di dissesto le banche possano aggredire alcuni strumenti dei risparmiatori (che da oggi non a caso nella legge non si chiamano più risparmiatori ma investitori) seguendo questo ordine:
- Azioni della banca
- Obbligazioni subordinate emesse dalla banca
- Obbligazioni anche senior emesse dalla banca (ad eccezione dei covered bond)
- Conti correnti, depositi, ecc. dei clienti solo per le somme che eccedono i 100.000 euro per ogni intestatario del rapporto (nel caso di depositi intestati a persone giuridiche, non vale la garanzia con cui il fondo interbancario tutela per 100.000 € i privati).
Questo ultimo punto va spiegato bene: esiste un consorzio di banche, il fondo interbancario, che garantisce i depositi fino ai “famosi” 100.000 euro per ogni intestatario. Questo però non significa che se la banca applica il bail-in, io posso andare allo sportello e prendermi i miei soldi!
Significa che la banca me li prende e il consorzio, con comodo, me li restituisce.
Quando? Con comodo… Io mi sono anche chiesto se effettivamente questo soggetto avrebbe la capacità di rifondere tutti i correntisti nel caso in cui più banche contemporaneamente si trovassero ad applicare il bail-in….secondo voi?
Esiste un modo per capire se la banca che scelgo è o meno un porto sicuro, ed è importante conoscerlo perché il rischio è serio e concreto.
Voglio dare alcuni spunti di riflessione per capire quanto il rischio sia reale ed attuale: 1 banca su 5 presenta, a detta della Banca d’Italia, gravi carenze di governance e 1 su 7 irregolarità penali denunciate alla magistratura.
Per ripulire i bilanci di 10 tra le più critiche banche italiane servirebbero 30 miliardi e le obbligazioni subordinate di queste banche in mano ai clienti ammontano a 70 miliardi. (ricordate? le obbligazioni subordinate sono tra gli strumenti aggredibili in caso di bail-in)
Infine una considerazione a proposito delle banche del territorio; il loro ciclo, così come lo conosciamo è finito per vari motivi:
- rischi troppo concentrati
- costo della compliance troppo elevato rispetto al volume d’affari
- enormi conflitti di interesse tra governance e politica locale (fondazioni in cui le nomine dei consiglieri spesso vengono fatte dai partiti, comitato fidi che potrebbe trovarsi a deliberare pratiche di amici degli amici, ecc. il caso delle tristemente famose “4 banche” insegna).
Questo è il contesto in cui stiamo vivendo, esiste il modo di tutelarsi e puoi approfondirlo leggendo l’articolo Bail-in la mia banca è a rischio?