Devo dichiarare nelle tasse i guadagni dei miei investimenti?

Capita piuttosto spesso che i clienti chiedano chiarimenti riguardo le implicazioni fiscali relative al loro portafoglio finanziario.

 

E’ il caso di Luisa che, durante uno dei nostri incontri, mi ha chiesto se fosse tenuta a produrre qualche documentazione al commercialista relativa ai redditi rivenienti dagli investimenti sottoscritti.

 

Le ho spiegato che, al momento dell’apertura del rapporto con una banca, ogni cliente è chiamato ad aderire ad un regime fiscale a scelta tra quello amministrato e quello dichiarativo. Le ho poi ricordato che nel suo caso avevamo optato per quello amministrato (quindi non deve produrre alcuna documentazione da portare in dichiarazione dei redditi).

 

Una volta deciso per quale regime optare, questo varrà a tempo indeterminato a meno che il cliente non decida di modificarlo (eventuali modifiche varranno sempre dal 1 gennaio dell’anno successivo).

 

Luisa mi ha chiesto:

COSA VIENE TASSATO NEGLI INVESTIMENTI E QUANTO SI PAGA?

 

Oggetto di tassazione sono le plusvalenze ovvero i redditi prodotti dai vari tipi di investimenti. Esse possono essere di due tipi:

  • redditi di capitale: sono generati da cedole (gli interessi incassati da titoli obbligazionari) e dividendi (gli utili maturati a seguito di possesso di partecipazioni societarie ovvero azioni)
  • redditi diversi: in linea generale la differenza prodotta dal prezzo di vendita meno il prezzo di acquisto.

L’aliquota che viene applicata (ovvero quanto si paga) è il 26% con l’unica eccezione riguardo i redditi originati dai titoli di stato che sono tassati con aliquota del 12,5%.

 

E SE INVECE DI GUADAGNARE PERDESSI?

 

Nel caso di perdite si parla di minusvalenze e queste riguardano ovviamente solo i redditi diversi.

Quando si maturano le minusvalenze esse vengono annotate in un contenitore così detto zainetto fiscale e possono essere compensate con le plusvalenze future nell’arco delle quattro annualità successive all’annotazione.

Questa compensazione può essere fatta solo con plusvalenze originate da redditi diversi relativi al risparmio amministrato (guadagni generati dalla vendita di azioni o obbligazioni e non di fondi o etf)

 

La modalità con cui la tassazione viene applicata è diversa a seconda del regime per cui il cliente ha optato:

 

IL REGIME AMMINISTRATO:

 

Nel caso del regime amministrato la banca svolge il ruolo di sostituto di imposta calcolando di volta in volta eventuali plusvalenze generate dalle attività finanziarie e tassandole secondo la loro natura.

Riguardo i redditi diversi le plus e le minusvalenze vengono calcolate dalla banca sottraendo dal prezzo di vendita il prezzo medio di carico.

Semplificando: se compro 1 azione al prezzo di 10 e poi la ricompro al prezzo di 20, il mio prezzo medio di carico per le due azioni che posseggo è 15

Il regime amministrato è di molto facile fruizione ma ha il limite che ogni banca “ragiona a sé”, ovvero le plus e le minus non possono essere compensate se generate presso intermediari finanziari diversi.

Le uniche attività che devono essere obbligatoriamente tassate con il regime dichiarativo sono le partecipazioni qualificate e i redditi provenienti da etf non armonizzati.

 

IL REGIME DICHIARATIVO

 

Le cose si complicano se si sceglie il regime dichiarativo perché in questo caso la banca si limiterà a rendicontare le varie operazioni e sarà il cliente a dover fare i conti e applicare la tassazione alla fine dell’anno fiscale.

Nel caso dei redditi diversi cambia il metodo di calcolo rispetto a quello del regime amministrato: la tassazione dovrà essere applicata considerando i prezzi delle singole azioni acquistate. La ratio da applicare è che le ultime acquistate devono essere le prime da considerarsi come vendute. Semplificando: se ho acquistato 1 azione al prezzo di 10€ e a seguire un’altra al prezzo di 20€ e decidessi di venderle a 15€ dovrei considerare prima la vendita di quelle comprate a 20 poi quella delle altre.

Questo regime ha un grande vantaggio per chi si serve di più intermediari finanziari perché permette di compensare in un unico zainetto fiscale tutti i redditi diversi prodotti dal portafoglio anche se esso è suddiviso tra più banche. E’ evidente però che, essendo di più complessa gestione, probabilmente necessiterà dell’intervento di un commercialista.

 

TRASFERIMENTO DELLE MINUSVALENZE

 

Nel momento in cui si dovesse disporre la chiusura di un deposito titoli, il titolare ha diritto a ricevere una certificazione delle minusvalenze utile a trasferire le stesse presso un altro intermediario.

 

Luisa ha avuto tutte le informazioni che le servivano, ha capito che non dovrà portare nulla al commercialista e ha confermato la sua scelta del regime amministrato!

 

Tu che regime hai scelto? Hai mai fatto uno studio del tuo “zainetto” per ottimizzare la fiscalità dei tuoi investimenti?

 

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